Sanità e ICT: l’informatica per risolvere i problemi del settore sanitario

Sempre più spesso ci si chiede quale possa essere l’onere sostenuto ogni anno come perdita di produttività, a causa dell’insufficiente preparazione dei lavoratori nell’impiego delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni o ICT – Information and Communication Technology.
Proprio in funzione di questi quesiti, sin dal 2003 l’Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico (AICA) in collaborazione con SDA Bocconi, ha avviato un progetto di studio sul “costo dell’ignoranza informatica” in Italia, per valutare il costo che la mancanza di cultura nell’utilizzo delle tecnologie informatiche comporta per l’intera collettività. I
l progetto, ha prodotto numeri impressionanti sull’impatto economico che ha sul sistema Paese il ritardo nell’alfabetizzazione informatica.
Ancora oggi milioni di utilizzatori comuni – nelle imprese, nell’Amministrazione e nelle professioni – non hanno ricevuto una formazione adeguata ad un utilizzo produttivo del computer. Tanto per fare qualche numero, è stato dimostrato che il tempo perso in Italia, nel mondo del lavoro in generale, per scarsa conoscenza del computer produce annualmente un costo di circa 19 miliardi di Euro. Diversi settori sono stati analizzati, tra cui anche quello della Sanità, dove è stato rilevato che il costo dell’ignoranza informatica è risultato ammontare a circa 2 miliardi di euro annui.
Inoltre, secondo una recente indagine condotta dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza informatica, struttura no profit promossa da Yarix, la salute degli italiani è a rischio privacy. Secondo l’indagine i dati sanitari, custoditi dalle Asl, sono infatti “violabili” nel 60 % dei casi, grazie all’utilizzo “insicuro” di sistemi informativi collegati alla rete Internet. 
Mentre l’Italia segna il passo, in Europa l’utilizzo delle tecnologie informatiche ha raggiunto livelli impensabili. In funzione di un recente sondaggio paneuropeo sull’utilizzo dei servizi informatici di assistenza sanitaria, risulta che circa l’87% dei medici europei (medici generici) utilizza sistematicamente un personal computer e circa il 48% dispone di una connessione a banda larga. Ad esempio in Danimarca, lo sviluppo dei servizi E-Health (Electronic Health), ha raggiunto livelli elevatissimi, proprio grazie all’aumento della diffusione della banda larga, che la pone al primo posto in Europa. Sempre nel paese nordico il 60% dei medici utilizza costantemente la rete Internet per trasmettere dati e informazioni con i loro rispettivi pazienti. L’esempio danese consente di comprendere come lo scenario della sanità, a livello internazionale, stia subendo delle profonde trasformazioni proprio in funzione dell’utilizzo delle tecnologie ICT, e non mancano altre esperienze in tal senso. Potremmo citare i servizi di telesorveglianza (attivati in Svezia, nei Paesi Bassi e in Islanda), o la ricetta elettronica (utilizzata in alcuni paesi dell’Unione Europea). Come ha sottolineato il commissario all’Unione Europea, Viviane Reding, “Questi servizi possono recare benefici straordinari a tutti i pazienti, in ogni parte d’Europa”.Tuttavia, dalla ricerca, è emerso anche con grande chiarezza che, nella Sanità, le ICT non sono soltanto strumenti per migliorare l’operatività, ma vanno piuttosto valorizzate come fattore primario di organizzazione dei processi diagnostici, terapeutici e chirurgici, nonché di gestione organizzativa dei reparti. Oggi, nelle aziende sanitarie, il personale che si avvale dell’informatica è tra il 35 e il 50% del totale, secondo le dimensioni dell’azienda; di più nelle piccole e medie, meno nelle grandi. Ciò nondimeno, è ormai indubbio che i maggiori impedimenti alla diffusione delle nuove tecnologie in ambito sanitario in molti casi siano da attribuire alla mancanza di formazione e di supporto tecnico adeguato. Su queste considerazioni, ho chiesto il parere al prof. Antonio Teti, responsabile del supporto tecnico informatico dell’ICTS dell’Università di Chieti-Pescara e docente in diverse università italiane, che afferma “È fondamentale, accelerare a livello europeo, ma soprattutto in Italia, strategie di formazione adeguate per consentire a tutto il personale sanitario di poter comprendere le potenzialità e i vantaggi derivanti dal corretto utilizzo delle tecnologie informatichePer consentire di raggiungere questo obiettivo, è indispensabile assimilare un concetto fondamentale: è essenziale che tutti gli “attori” del settore sanitario (dai medici agli infermieri, al personale tecnico ed amministrativo, e non ultimi i pazienti) assumano un ruolo attivo e definito nel processo di innovazione tecnologica. Anche se il mercato delle soluzioni ICT attualmente offre prodotti e sistemi in grado di soddisfare e risolvere molte delle problematiche che le infrastrutture sanitarie avvertono nella quotidianità, molto spesso nel momento in cui si effettua, ad esempio, un’azione di trasformazione di un processo cartaceo in un processo digitale sorgono problemi di vario tipo che spesso rischiano di trasformare l’azione innovativa in un costoso e drammatico fallimento. Il problema sostanziale non è certamente quello delle tecnologie utilizzate, ma è rappresentato da una serie di difficoltà ben diverse: la mancanza di sinergie tra tutti gli attori del settore, l’offerta tecnologica eccessiva e spesso confusa da parte di molti vendor IT che tendono a proporre soluzioni personalizzate non scalabili ed integrabili con sistemi diversi, la mancanza di competenze ICT avanzate da parte dei responsabili IT di molte strutture sanitarie, l’inadeguatezza dei fondi concessi per l’innovazione tecnologica, etc. In questo contesto, anche il concetto stesso di “cartella clinica elettronica” assume, nel personale sanitario, la connotazione di un’interpretazione personale. I medici come considerano la cartella clinica elettronica? Uno strumento per la valutazione del paziente? Una cartella di appunti personali? E come viene valutata dal personale amministrativo? Un repository informativo da cui estrapolare dati contabili riconducibili al costo del paziente per il servizio sanitario regionale? Il problema fondamentale, quindi, è legato all’evoluzione culturale. Proprio su questi aspetti il prof. Teti asserisce che :“È indispensabile porre le basi per realizzare un nuovo modus pensandi che rappresenti il punto di partenza per un nuovo modus operandi. Le società scientifiche, i decisori strategici del settore sanitario, il Governo, il personale sanitario nella sua totalità non devono più operare in isolamento. Devono collaborare fattivamente per comprendere quali siano i nuovi reali bisogni informativi delle infrastrutture sanitarie, il grado di importanza della strutturazione di canali di trasmissione dati veloci e sicuri. Inoltre bisogna attivare dei percorsi formativi personalizzati per il personale sanitario per consentire di acquisire le conoscenze per un corretto ’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche. Non ultimo, è determinate l’attivazione di  una corretta e capillare campagna di informazione al cittadino che possa condurlo alla comprensione dell’importanza del suo coinvolgimento nel piano di innovazione del sistema sanitario nazionale”
Queste riflessioni hanno condotto il prof. Antonio Teti, che collabora con la ECDL Foundation di Dublino, a sperimentare un nuova certificazione informatica per l’utilizzo delle tecnologie informatiche “modellata” proprio sulle esigenze del personale sanitario. La prima fase di sperimentazione è stata effettuata, in collaborazione con il CEPIS (Council of European Professional Informatics Societies), negli Stati Uniti dalla l’American Medical Informatics Association e successivamente dalla britannica National Health System. In Italia la sperimentazione è iniziata nel 2008 grazie al lavoro di un team di tecnici, tra cui lo stesso Teti, che sta testando il percorso formativo per acquisire la certificazione, in diverse ASL e strutture sanitarie private di numerose regioni. Grazie alle esperienze condotte a livello internazionale e sulle strutture sanitarie nazionali, Antonio Teti ha deciso dedicare il suo ultimo libro dal titolo “Sistemi informativi per la sanita” (APOGEO), alla descrizione delle conoscenze informatiche che il personale sanitario deve possedere per poter utilizzare al meglio le tecnologie ICT disponibili sul mercato.  Il testo, che focalizza l’attenzione sulle metodologie di realizzazione dei moderni sistemi informativi sanitari e sui modelli per la gestione dei processi, degli standard e delle modalità di controllo e sicurezza dell’integrità dei dati sanitari, rappresenta un valido strumento per acquisire la certificazione europea “ECDL Health” che rappresenta un vero strategic point su cui basarsi per acquisire rapidamente un livello culturale adeguato nella conoscenza delle tematiche ICT specifiche per il settore sanitario. E’ una certificazione indirizzata agli utenti dei Sistemi Informativi Sanitari, comprendendo ruolo sanitario, tecnico, professionale e amministrativo ed a studenti universitari di Facoltà di Scienze Mediche.  “Lo scopo di questo testo – asserisce il prof. Teti –  è di condurre il lettore in un percorso di formazione che possa portare non solo all’acquisizione di una certificazione fruibile a livello europeo, e a cui sono già stati riconosciuti dal ministero crediti ECM, ma di acquisire una cultura specifica sulle tecnologie utilizzate nel settore sanitario che si possa tradurre in un investimento professionale largamente giustificato dai ritorni in almeno in tre aree: migliore sicurezza professionale e conseguente motivazione degli operatori, trattamento più efficiente ed efficace del paziente, riduzione dei tempi e dei costi organizzativi”

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